top of page

Motivazioni del Premio 2014

Ugo Zottin

Sulle gloriose orme del Generale Alferano, ha continuato un’impresa senza precedenti, in qualità di Comandante del Nucleo Tutela Patrimonio Artistico, restituendo allo Stato, alle amministrazioni locali e anche ai privati, porzioni notevoli del patrimonio artistico, sottratte da organizzazioni criminali e da sprovveduti, inconsapevoli di rubare a se stessiIl patrimonio artistico è indisponibile perché rappresenta lo spirito di una nazione, la nostra stessa natura, nelle diversificazioni di regioni, città, paesi, come la lingua e i dialetti. Manometterlo o alienarlo non è un reato materiale, come rubare in banca, ma è come una bestemmia, una ribellione a Dio, un sacrilegio. E, infatti, per le diverse radici cristiane della nostra arte, i furti spesso avvengono nelle chiese.

Al Generale Ugo Zottin, dunque, il Premio Pio Alferano.

Giuseppe Iannaccone

Nel mondo dell’arte contemporaneo il ruolo più importante è quello dei collezionisti. Senza di loro, come un tempo furono i committenti, artisti, mercanti e musei non avrebbero ragione di essere.Ma il collezionista spesso è passivo, segue mode, acquista ciò che fa tendenza o rispecchia lo spirito dei tempi. Mai, come i nostri, malati. Giuseppe Iannaccone è un collezionista che non si lascia incantare, disponendo di un gusto sicuro e personalissimo. Iannaccone sa vedere e non accetta falsificazioni storiche.

Così, nella storia della pittura del ’900 come in quella contemporanea, ha fatto scelte che rimettono in discussione primati e precedenze. Nei dipinti riconosce la qualità con decisione infallibile. E ha, così, costituito una raccolta che ha una formidabile coerenza interna e consente una ricostruzione storica, anche del presente, implacabilmente precisa. Qualunque curatore, che attinga alla sua collezione, va a colpo sicuro. Ma oltre a questa raffinatezza nella analisi storica, Iannaccone ha assunto un ruolo determinante nel sostegno di alcuni artisti contemporanei, che hanno trovato in lui un porto sicuro e lo stimolo a perseverare nella loro ricerca. Questo amore, che nasce da passione e ragione, rende Iannaccone, più di ogni altro, meritevole del riconoscimento del Premio Pio Alferano.

Camillo Langone

Sofisticatissimo scrittore, curioso dell’arte, intransigente conservatore, non reazionario, o forse reazionario per lo spirito di reazione contro la banalità e le ovvietà del giudizio sui valori dell’arte contemporanea, Camillo Langone scrive di arte, e non solo, con una golosità che ha mutuato dai suoi percorsi e dalle sue curiosità culinarie.

Viaggiatore in un mondo parallelo tra i reali possibili, la sua originalità lo rende totalmente anomalo e, quindi, autentico e giusto anche quando sbaglia, Langone ha un occhio obliquo, ma precisissimo, e una intransigenza che non è mai fastidiosa, perché ci costringe a cambiare punto di vista, e a capire ragioni che non avremmo contemplato.

Per questo, critico d’arte anomalo, merita più di altri il riconoscimento del Premio Pio Alferano.

Tomás Gómez Pérez

Commissario internazionale in rapporto con il Generale Alferano, come è stato Tomàs Gòmez Pèrez, è la vivente testimonianza della dimensione dell’impresa di tutela dei beni dello Stato davanti a un’azione criminale che, in nome del profitto, è pronta a cancellare le memorie storiche.

Le segnalazioni di Gomez hanno favorito soluzioni di inchieste difficili in uno spirito europeo che riconosce, nel patrimonio artistico italiano, le sue radici più profonde.

Il Premio Pio Alferano va in questo in caso, letteralmente, a un amico.

Folco Quilici

Grande viaggiatore, benché ferrarese, tanto più estremo perché reattivo alla condizione stanziale tipica dei suoi concittadini,
Folco Quilici parte da una pianura infinitamente piatta e nebbiosa alla scoperta di ogni remoto angolo del mondo, tra cielo, terra e mare, dagli abissi alle cime, ovunque conoscendo e riconoscendo. Con una curiosità mai turbata, mai viziata dal desiderio di fuga o esotismo, in uno spirito opposto a quello di Bruce Chatwin. Ovunque sia, Quilici non si chiede “cosa faccio qui?”, ma piuttosto “perché il destino mi ha fatto nascere qui ?”. Da questo derivano passione e immedesimazione nel racconto di ciò che non è mai estraneo alla sua curiosità, alla sua sensibilità, al suo gusto. Homo sum, humani nihil a me alienum puto, ripete con Terenzio.
E intende essere cittadino in ogni luogo, mai straniero. E ci ha dato racconti, descrizioni, fotografie, film, documentari che restituiscono l’infinità e la varietà del mondo. Un processo complementare a quello tutto interiore di Borges, ma con lo stesso convincimento delle infinità del mondo. Per quello che ci ha rivelato, Folco Quilici merita pienamente il riconoscimento del Premio Pio Alferano.


 

Vittorio Brumotti

Giovane scapestrato e ignaro, ha coltivato l’acrobazia su due ruote, suprema celebrazione dell’inutile ma in armonia con i tempi, se è vero che sul Po, poco lontano dalla Villa di Verdi, un patito ha creato un B&B solo per ciclisti.Dopo avere esperito ogni inutile e virtuosistico volteggio, Brumotti ha trovato una strada utile: quella della denuncia degli abusi e dei soprusi, dell’edilizia selvaggia e inconcludente, delle opere pubbliche mai finite e della devastazione legale del patrimonio artistico. La sua bicicletta è diventata un’arma contro gli stupratori della bellezza, e ha chiesto suggerimenti, per rivelare gli orrori, a due navigatori umani, disperati fra le rovine: Vittorio Sgarbi e Marco Magnifico. Ci ha associati ai suoi tour, in bilico fra bellezza e perdizione, in numerose denunce, talvolta efficaci, davanti al pubblico vasto e attonito di “Striscia la Notizia”.

Per questa anomala impresa in difesa della bellezza, riceve oggi il Premio Pio Alferano.

Città di Noto
Monsignor Antonio Staglianò

Teologo sapiente e implacabile, Antonio Staglianò non ha partecipato ai lavori della Commissione per la decorazione  della Cattedrale di Noto, ma è stato prezioso nell’esprimere le necessità liturgiche legate all’iconografia, a dare suggerimenti e a indicare contraddizioni, partecipando con una passione che andava ben oltre le responsabilità della liturgia e coinvolgeva una sfera estetica.  Così, il suo contributo è stato prezioso. E la scelta dei Santi Apostoli per le sculture, così come i soggetti per la volta e per l’abside, è stata stabilita grazie al suo contributo di fede e di conoscenza, integrando il programma iconografico voluto da Monsignor Chenis.
 

Corrado Bonfanti

Il rappresentante della città non ha avuto un ruolo diretto nella ricostruzione della cattedrale, ma è stato cittadino fra i cittadini, compiaciuto e apprensivo controllore, nel metodo e nei tempi, dell’intervento che ha restituito la cattedrale alla città.

La sua presenza, insieme a quella del Vescovo di Noto, rappresenta il valore civile di questa rinascita, tra le più significative tra quelle di tutti i monumenti italiani colpiti dalla violenza dell’uomo e della natura.

A lui, insieme al Vescovo Staglianò, va il riconoscimento del Premio Pio Alferano per il significato simbolico dei due poteri che essi rappresentano, sintesi della storia e della tradizione della grande città siciliana.

bottom of page