IMITANDA
Il mito dell’archeologia e il sogno del Grand Tour
nella collezione Di Giaimo
Vittorio Sgarbi
Un immaginifico racconto delle grandi scoperte di Pompei, Ercolano e la Magna Grecia attraverso una raccolta di opere d'arte tra XVIII e XX secolo che parlano del territorio. Capolavori delle Reali manifatture partenopee di porcellane, bronzi, vasi, arredi e dipinti celebrativi vengono presentati in una trionfante "imbandizione" nel gusto reinterpretato dell'ospitalità dei Borbone, mentre, in una "Sala degli Studi" ed in una "Sala del Peristilio", marmi e sculture declinano il senso dell'otium e la cultura degli antichi. Il percorso giunge ai nostri giorni con opere di Emblema, Dalisi, Oste e Paladino.
Patrono protettore del racconto è San Gennaro che in un ricreato oratorio devozionale, veglia all'ombra di una teatrale eruzione dello "Sterminator Vesevo".
Non lo faccio spesso, ma stavolta voglio rivendicare il fatto di avere fortissimamente insistito, a nome della Fondazione Pio Alferano e Virginia Ippolito, perché questa mostra fosse realizzata, anche quando il prestatore di tutti i pezzi esposti, l’amico Saverio Di Giaimo, collezionista napoletano, nutriva qualche ritrosia a farla, fortunatamente svanita abbastanza presto.
Capivo a cosa fossero dovute le perplessità di Di Giaimo, d’ordine psicologico innanzitutto: veniva costretto a rinunciare, anche se solo provvisoriamente, a qualcosa che sente molto caro e con cui convive abitualmente, per metterlo a disposizione di un pubblico generico, che avrebbe potuto anche non capirne a fondo il valore, non solo sentimentale ma anche storico, artistico e culturale.
È un rischio che si deve correre ogni qual volta la sfera privata viene portata a manifestarsi in una pubblica scena. Mi pare però che il risultato finale, grazie anche a un’impostazione della mostra che appaga a sufficienza sia i sentimenti personali del proprietario, sia la prioritaria esigenza del visitatore di capire ciò che vede, e di poterlo anche gustare grazie a un allestimento di grande effetto scenografico, abbia fugato ogni dubbio iniziale.
Spero che anche dai visitatori giunga adeguato riconoscimento alle nostre fatiche.
Santino Carta


Hydria attica in terracotta a figure rosse da originale del pittore di Midia (410 a.C.) con Afrodite ed Adone nelle collezioni del Museo Archeologico di Firenze e facente storicamente parte delle collezioni di Lord Hamilton. Il nostro esemplare di produzione della Real Fabbrica Ferdinandea, testimonia l’attitudine dei ceramisti di Capodimonte al restauro degli originali che confluivano in città dagli scavi delle necropoli, ed alla creazione di copie da studio.


Monumentale scultura in bronzo a patina scura raffigurante Fauno danzante su piedistallo da originale scoperto nel 1830 nella celeberrima Casa del Fauno a Pompei ad ornarne l’impluvium, e conservato nelle collezioni del MANN con numero di inventario 5002. Questa scultura nello specifico è stata esposta storicamente nel XX secolo nel punto ristoro degli Scavi di Pompei nei pressi del Foro, rimanendo nell’immaginifico di un mondo di persone in visita.

Gruppo scultoreo in bronzo a patina scura, su base in marmo di Mondragone, raffigurante Eracle e la Cerva di Cerinea da originale con funzioni di fontana rinvenuto nel 1805 al bordo della vasca dell’impluvio nella casa di Sallustio ( VI 2,4) a Pompei in copia da prototipo lisippeo.

Gruppo scultoreo in bronzo a patina scura, su base in marmo di Mondragone, raffigurante Eracle e la Cerva di Cerinea da originale con funzioni di fontana rinvenuto nel 1805 al bordo della vasca dell’impluvio nella casa di Sallustio ( VI 2,4) a Pompei in copia da prototipo lisippeo.

Grandi crateri all’antica in ceramica smaltata negli accesi colori del giallo Napoli, con tralci di vite e maschere leonine su corpo costolato. Rientrano con molta probabilità in una produzione ceramica tra XIX e XX secolo al seguito dei dettami stilistici indicati dalla scuola dell’Istituto d’Arte creato da Gaetano Filangieri nel 1878 con la collaborazione di Demetrio Salazar, sotto la direzione del Palizzi. Manifattura ceramica Napoli, fine del XIX secolo.

Grandi crateri all’antica in ceramica smaltata negli accesi colori del giallo Napoli, con tralci di vite e maschere leonine su corpo costolato. Rientrano con molta probabilità in una produzione ceramica tra XIX e XX secolo al seguito dei dettami stilistici indicati dalla scuola dell’Istituto d’Arte creato da Gaetano Filangieri nel 1878 con la collaborazione di Demetrio Salazar, sotto la direzione del Palizzi. Manifattura ceramica Napoli, fine del XIX secolo.

Vasca da fontana in pregiato marmo di breccia corallina proveniente da palazzo nobiliare alla Riviera di Chiaia in Napoli, eseguita tra il XVII ed il XVIII secolo. La forma deriva chiaramente dai labrum che arredavano peristili e viridarii dell’antichità, come da esempi noti a Roma e chiaramente a Pompei. In questo caso al solito marmo bianco, la illuminata e colta committenza preferisce utilizzare materiale di rimpiego: la breccia corallina.

Eccezionale cratere mediceo in marmo bianco con anse figurate, base e collo lavorato e doppia scena continua: sul recto carro trainato da pantere e guidato da Arianna trionfante e sul verso scene, decori, e simboli dionisiaci. Liberamente ispirato all’antico. Manifattura napoletana, primi decenni del XIX secolo. Probabilmente committenza reale.

Eccezionale cratere mediceo in marmo bianco con anse figurate, base e collo lavorato e doppia scena continua: sul recto carro trainato da pantere e guidato da Arianna trionfante e sul verso scene, decori, e simboli dionisiaci. Liberamente ispirato all’antico. Manifattura napoletana, primi decenni del XIX secolo. Probabilmente committenza reale.

Eccezionale cratere mediceo in marmo bianco con anse figurate, base e collo lavorato e doppia scena continua: sul recto carro trainato da pantere e guidato da Arianna trionfante e sul verso scene, decori, e simboli dionisiaci. Liberamente ispirato all’antico. Manifattura napoletana, primi decenni del XIX secolo. Probabilmente committenza reale.

La Sala del Peristilio ripropone un ipotetico arredo di un cortile interno con giardino di una dimora romana, dove putti acquaioli in bronzo, vasche, tavolini in marmo colorato, colonnine, pilastrini e sculture donano decoro “all’otium”.

La Sala del Peristilio ripropone un ipotetico arredo di un cortile interno con giardino di una dimora romana, dove putti acquaioli in bronzo, vasche, tavolini in marmo colorato, colonnine, pilastrini e sculture donano decoro “all’otium”.


Scultura in bronzo a patina “pompeiana” verde scuro di scavo, raffigurante cupido alato con anatra, da originale avente funzione di fontana ritrovato nel 1827 nella Casa della Fontana Piccola a Pompei (VI 8,22) e conservato nelle collezioni del MANN inventario 5000. Manifattura Fonderie Napoletane Chiurazzi, metà XIX secolo.

Scultura in bronzo a patina scura raffigurante Erma di Pan con Amorino, da originale conservato a Roma presso i Musei Vaticani e proveniente dalle collezioni storiche dei Musei Lateranensi. Manifattura Fonderie Napoletane Chiurazzi, XIX secolo.

Calco in gesso di un rilievo su pilastrino con maschere teatrali e motivi vegetali, fronte retro, dal giardino del peristilio della “Casa degli Amorini dorati “ (VI 16,7) a Pompei. Manifattura Napoletana, XX secolo.

Calco in gesso di un rilievo su pilastrino con maschere teatrali e motivi vegetali, fronte retro, dal giardino del peristilio della “Casa degli Amorini dorati “ (VI 16,7) a Pompei. Manifattura Napoletana, XX secolo.

Scultura in marmo bianco statuario raffigurante Afrodite allo specchio detta “Psyche”, da originale conservato nelle collezioni del MANN inventario 6019.

Scultura in marmo bianco statuario raffigurante Afrodite allo specchio detta “Psyche”, da originale conservato nelle collezioni del MANN inventario 6019.

Tavolino/Tripode in bronzo con piedi desinenti in zoccoli caprini e teste leonine, con pianetto in marmo brecciato di Vitulano, da originale scoperto a Pompei. Manifattura Fonderie Napoletane Chiurazzi, metà XIX secolo.

Tavolino/Tripode in bronzo con piedi desinenti in zoccoli caprini e teste leonine, con pianetto in marmo brecciato di Vitulano, da originale scoperto a Pompei. Manifattura Fonderie Napoletane Chiurazzi, metà XIX secolo.

Tavolino in marmi policromi, con colonnina in marmo bianco statuario su base in marmo rosso antico del Tanaro e pianetto in marmo verde di Gimigliano in Calabria. Manifattura napoletana, XIX secolo.

Scultura in bronzo a patina “pompeiana” verde scuro di scavo, raffigurante la celebre figura del Narciso o Dioniso, da originale scoperto nel 1862 nell’atrio di ingresso dell’omonima casa nella Regio VII insula 12 a Pompei e conservato nelle collezioni del MANN inventario numero 5003.

Colonnina in marmo Vitulano a macchia marrone/verde con base in marmo bianco lavorato a decoro fogliaceo. Pianetto in marmo bianco con raccolta di graniti antichi in commesso e cuore di marmo cipollino rosso, di rimpiego dall’antico. Manifattura napoletana, XIX secolo.

Tavolo con tre sostegni in bronzo con testa e piedi caprini e piano in raro marmo di broccatello antico di Siena cerchiato in rame e coppa in alabastri variegati di Volterra. Manifattura napoletana, XIX secolo.



L’opera in oggetto fu eseguita molto probabilmente per volere dello stesso Francesco I di Borbone al seguito della enorme fama che la scultura ercolanese aveva raggiunto, in quanto canonizzata dal Canova stesso come “…quella che vince ogni altra in bellezza…”. Molte versioni in gesso derivate furono quindi allocate nelle residenze reali e nelle accademie tra Napoli e Palermo.

L’opera in oggetto fu eseguita molto probabilmente per volere dello stesso Francesco I di Borbone al seguito della enorme fama che la scultura ercolanese aveva raggiunto, in quanto canonizzata dal Canova stesso come “…quella che vince ogni altra in bellezza…”. Molte versioni in gesso derivate furono quindi allocate nelle residenze reali e nelle accademie tra Napoli e Palermo.

Superbo busto in bronzo a patina “pompeiana” verde scuro di scavo, raffigurante Lucius Caecilius Jucundus detto “l’usuraio”, da originale scoperto nell’omonima casa a Pompei (V, 1, 26) già ritrovata durante la campagna di scavo borbonica del 1844 e scavata ancora nel 1875, posta su di un erma al lato dello stipite sinistro del Tablinum, dono del liberto Felix cosi come attestato dall’iscrizione incisa sul pilastro: GENIO LUCI NOSTRI FELIX LIBERTUS conservato nelle collezioni del MANN n.110663.

Scultura in bronzo a patina “pompeiana” verde di scavo per fontana raffigurante giovane satiro con otre su basamento in marmo, da originale scoperto il 2 aprile 1880 a Pompei nella Casa del Centenario (IX 8,3-6) dove era collocata come elemento di un gruppo dionisiaco nel giardino del peristilio sul bordo della vasca e conservato nelle collezioni del MANN con numero inventario 111495. Manifattura Fonderie Napoletane Chiurazzi, XIX secolo. 65

Busto in bronzo a patina “ercolanese” nera raffigurante Democrito, da originale in marmo bianco conservato presso le collezioni del Mann. Manifattura Fonderie Napoletane Chiurazzi, XIX secolo.

Raro Tripode in acciaio e bronzo dorato con piano in marmo, da modello per sacrifici in argento scoperto a Pompei, con serpente sinuosamente avvolto al fusto centrale, teste di ariete e piedi ferini su base circolare. Manifattura europea fine XVIII secolo(?) inizi XIX secolo nei modi di Anton Mathias Domanock (1713 – 1779). Si confronti un piccolo tavolo presso il Cabinet de la Méridienne – Petit appartement de la Reine Marie Antoinette – Chateau de Versailles.

Raro Tripode in acciaio e bronzo dorato con piano in marmo, da modello per sacrifici in argento scoperto a Pompei, con serpente sinuosamente avvolto al fusto centrale, teste di ariete e piedi ferini su base circolare. Manifattura europea fine XVIII secolo(?) inizi XIX secolo nei modi di Anton Mathias Domanock (1713 – 1779). Si confronti un piccolo tavolo presso il Cabinet de la Méridienne – Petit appartement de la Reine Marie Antoinette – Chateau de Versailles.

Scultura in bronzo a patina “pompeiana” verde scuro di scavo, raffigurante Sileno da originale, scoperto il 2 maggio 1864 a Pompei e conservato nelle collezioni del MANN.

Scultura in bronzo a patina “pompeiana” verde scuro di scavo, raffigurante Sileno da originale, scoperto il 2 maggio 1864 a Pompei e conservato nelle collezioni del MANN.

Erma ritratti di Pirro e Paniassi di Alicarnasso in gesso, da originali in marmo rinvenuti il 15 ottobre del 1757 nel grande peristilio rettangolare della Villa dei Papiri ad Ercolano ed oggi nelle collezioni del MANN inventario 6150 e 6152. Manifattura napoletana, XIX secolo.

Busto in bronzo a patina verde di raffinato cesello raffigurante il giovane Eumene II, sovrano pergameno dal 197 a.C. fino alla sua morte, da originale scoperto il 10 aprile 1754 ad Ercolano nel piccolo peristilio della Villa dei Papiri e conservato presso le collezioni del MANN con numero inventario 5588.

Busto in bronzo a patina verde di raffinato cesello raffigurante il giovane Eumene II, sovrano pergameno dal 197 a.C. fino alla sua morte, da originale scoperto il 10 aprile 1754 ad Ercolano nel piccolo peristilio della Villa dei Papiri e conservato presso le collezioni del MANN con numero inventario 5588.

Consolle con piano in marmo di breccia francese simile alla breccia di Aleppo in uso nell’antico, su coppia di piedi scolpiti a guisa di grifoni alati in marmo bianco da originali trapezofori rinvenuti in Campania.

Da Album museo immagini fotografiche ottocentesche del Museo Nazionale di Napoli. Andrea Milanese, 2021, edizioni Electa.

Scultura in bronzo a patina “ercolanese” nera, su sfera in marmo antico e base in bronzo dorato con decoro classico di figure e girali, da originale di Nike alata ritrovata a Pompei nel 1880 e conservata nelle collezioni del MANN. Busto in bronzo a patina scura del Pseudo Archita di Taranto (identificato poi con Pitagora) da originale scoperto il 6.11.1753 presso il peristilio della Villa dei Papiri ad Ercolano ed esposto nella collezione del Museo Archeologico Nazionale di Napoli invent.5607.

Elegante “commode a vantaux” proveniente dagli arredi storici dei Principi Mirelli di Teora. Trattasi di raro esemplare di manifattura napoletana con decoro neoclassico di medaglioni con impertori in ricca tarsia lignea. Fronte ribaltabile e retrattile a celare due cassetti. Piano in marmo rosso di Verona. Napoli fine XVIII inizi XIX secolo.

Elegante “commode a vantaux” proveniente dagli arredi storici dei Principi Mirelli di Teora. Trattasi di raro esemplare di manifattura napoletana con decoro neoclassico di medaglioni con impertori in ricca tarsia lignea. Fronte ribaltabile e retrattile a celare due cassetti. Piano in marmo rosso di Verona. Napoli fine XVIII inizi XIX secolo.

Coppia di Crateri in porcellana dipinta in nero ed oro con riserve decorate con menadi danzanti riprese dai decori parietali della Villa suburbana di Cicerone, con montatura in bronzo. Manifattura di porcellana francese decorata a Napoli da Raffaele Giovine (?) nella metà del XIX secolo. Montatura in bronzo postuma. Si confronti centrotavola nelle collezioni di Capodimonte.

Scultura ad altorilievo raffigurante testa di Erinni in gesso, da originale in marmo della collezione Boncompagni Ludovisi presso il Museo Nazionale Romano a Palazzo Altemps. Manifattura XIX secolo.

Acquerello documentario di un affresco di distacco dal Tablinum 42 della Casa dei Dioscuri (VI 9,2) a Pompei - data di scavo: 1826; 1828-1829; 1837- raffigurante satiro e menade in volo e conservato nelle collezioni del MANN con numero di inventario 9134. Firmato e datato Ant. Bonfiglio Napoli 1833. Pittore di corte attivo per la documentazione del materiale proveniente dagli scavi borbonici e confluito al Real Museo.

Acquerello su cartoncino raffigurante affresco da Pompei. Datato e firmato Pompei 1914 Gennaro Luciano (1883 1959).

Dipinto ad olio su tela, raffigurante Persefone nell’atto del rapimento di Ade che la trascina negli inferi mentre una ninfa cerca di trattenerla. In alto a destra si evidenzia una figura femminile stesa, sempre dalla testa cinta di foglie come la ninfa alla sinistra, e che sgorga acqua dal seno e dalla bocca: sembrerebbe raffigurare la ninfa Stige, figlia di Oceano e Teti.