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MASSIMO LISTRI

IL VISIBILE DELL'INVISIBILE
Memorie perdute e Fides tra Castellabate e la Badia di Cava

Ci voleva un “occhio assoluto” come quello che potremmo senz’altro dire abbia Massimo Listri, riprendendo il concetto di “orecchio assoluto” che si associa in genere all’intuito musicale, per riuscire a raccontare, facendoceli sembrare vivi pur nella loro austera e secolare immobilità e nella loro siderea solitudine, gli spazi architettonici, e non di rado sacri, di Castellabate e di Cava dei Tirreni, legati a doppio filo, quali sono, per l’opera meritoria e santa svolta e propugnata da San Costabile quasi agli albori della nostra civiltà cristiana. È noto infatti che il Santo, primo costruttore del Castello da cui prese poi il nome il paese di Castellabate, crebbe e sviluppò la sua rinomatissima umanità, la sua erudizione, la sua ampissima cultura e il suo appassionato ingegno all’interno dell’Abbazia, camminando tra i suoi silenziosi corridoi, pregando ai piedi dell’altare in marmo, mirabilmente intarsiato, consumando i pasti sotto le ampie e straordinariamente armoniche volte del refettorio. E oggi, quelle volte, quei marmi, le maestose e austere panche in legno della Sala Consiliare, sebbene fatalmente assai diversi da quelli che vide San Costabile perché in gran parte  realizzati solo a posteriori, è un fatto che sembrino, tutti, letteralmente rivivere sotto i nostri occhi, pur nella loro adamantina e sacra immobilità, grazie agli scatti di Massimo Listri.
Listri è, si sa, un creatore di bellezza; un instancabile ricercatore dell’armonia e della bellezza sepolte e sotterrate al di sotto della “crosta”, spesso così ricca di superfetazioni e di contaminazioni da non essere più riconoscibile nel suo nucleo e nel suo scopo originari, di quel che chiamiamo “realtà”.

Così sarebbe forse arduo, se non a un occhio “assoluto” come quello di cui è dotato Listri, riconoscere ancora l’armonia nascosta, letteralmente “sacrale”, degli antichi e scarni ambienti dai quali il fotografo è stato in grado di estrarre linee, piani, punti di fuga, giochi di consonanze e armonie formali segrete, poiché, nel disordine formale, culturale e spirituale in cui si è venuta a formare la modernità, il nostro occhio spesso non appare allenato più neppure a riconoscere le metriche segrete e le consonanze nascoste, non solo tra gli elementi architettonici, ma nello stesso paesaggio naturale; essendoci, tutti, chi più chi meno, inevitabilmente rassegnati ad essere governati dal caos e dal sovrapporsi insensato e casuale degli elementi del paesaggio contemporaneo. (...)

Vittorio Sgarbi

MASSIMO LISTRI. IL VISIBILE DELL'INVISIBILE
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